La conta dei morti non si ferma più: 168 sabato (94 dei quali civili, 33 ribelli e 41 soldati), ventimila dall'inizio della rivolta contro il regime di Bashar al-Assad a marzo del 2011. Il triste computo è aggiornato quotidianamente dall'Osservatorio siriano per i diritti umani. Delle 20.028 persone uccise, 13.978 sono civili, 5.082 membri dell'esercito e dei servizi di sicurezza, 968 disertori. Fa i conti anche il «Centro di documentazione delle violazioni» gestito da attivisti anti-regime: secondo loro tra i cento morti di sabato, ad Aleppo e non solo, ci sono sei donne e una ventina di bambini. Una strage senza fine, che il mondo non può più stare a guardare. Tanto che il presidente francese Hollande chiede un rapido intervento dell'Onu.
La Russia dal canto suo, tramite il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, ha fatto sapere di non avere alcun accordo per concedere un eventuale asilo politico al presidente siriano Assad, ma anche che non intende cooperare all'applicazione del pacchetto sanzioni della UE contro la Siria e che quindi non accetterà alcuna ispezione delle sue navi.
L'esercito siriano ha avviato l'attacco per riconquistare i quartieri ribelli, come quello di Salaheddine, dove infuriano i combattimenti più violenti. I bombardamenti sono iniziati all'alba su questo quartiere, circondato ormai da giorni, e proseguiti con la stessa intensità nel pomeriggio. Diversi elicotteri sganciano ordigni e mitragliano la zona dove l'artiglieria e i carri sono in azione. Un uragano di fuoco dal cielo e da terra si è abbattuto sulla città, con case in fiamme, colonne di fumo, elicotteri che mitragliano e centinaia di carri armati che stringono in una morsa Salaheddine, dove la gente sta chiusa in casa. Il regime ha accumulato attorno alla città centinaia di mezzi corazzati d'attacco e trasporto truppe, con migliaia di soldati ed elicotteri. L'offensiva è scattata in piena notte.
Ma intanto gli abitanti di Aleppo sono privi di tutto: non possono andare al lavoro e manca il cibo. Si tratta degli scontri più violenti dall'inizio della rivolta. «Migliaia di persone sono in fuga dai bombardamenti, terrorizzate dagli elicotteri che volano a quota bassissima - ha spiegato un portavoce della rete di militanti da Aleppo raggiunto via Skype -. La maggior parte della gente cerca rifugio nelle scuole, ma non può più uscire dalla città».
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