In un anno di pandemia la maggior parte delle attenzioni e delle risorse sono state rivolte all'emergenza sanitaria e al disastro economico.
L'individuazione di queste due priorità è stata un'azione indispensabile, necessaria, coerente, giusta e legittima. La prima cosa a cui pensare è stata e dovrà continuare ad essere la capacità ricettiva degli ospedali, non solo per i malati di covid ma per le persone affette da qualsiasi patologia e bisognose di qualsiasi assistenza ospedaliera completa. Il ristoro economico verso le persone e le categorie danneggiate dalla pandemia è stato altrettanto indispensabile e dovrà continuare ad essere una assoluta priorità.
Tuttavia è altrettanto evidente che ci sono due conseguenze della pandemia che, al momento, sono abbastanza trascurate:
- le conseguenze psicologiche della guerra al covid;
- l'impoverimento intellettuale.
Il tema psicologico riguarda in prima battuta la paura verso la traiettoria della malattia: il contagio, la paura del ricovero in ospedale, la solitudine, il timore di non essere curati nel modo migliore a causa dell'affollamento delle strutture ospedaliere e per lo lo stress a cui è sottoposto il personale medico/sanitario, e quindi, conseguentemente la paura di morire. Se va bene, la paura degli strascichi che il virus potrebbe lasciare. Ma gli aspetti psicologici vanno ben oltre la paura nei confronti della traiettoria della malattia e sono inerenti a traumi che derivano da: chiusura coercitiva, restrizione sociale, impossibilità di viaggiare, paura del contagio, convivenze forzate. Possiamo continuare....la sospensione di qualsiasi iniziativa di sviluppo personale e/o professionale, la sospensione di progetti e iniziative finalizzate alla costruzione, per esempio, di una famiglia, la sospensione delle attività ricreative sportive, l'impossibilità di progettare e pianificare....ecc...ecc...Molti sono consapevoli di questi effetti, ma la sola consapevolezza, non accompagnata da un processo di elaborazione, non serve ad individuare strategie risolutive o strumenti di supporto.
Il tema dell'impoverimento intellettuale, che significa non nutrirsi di arte, qualsiasi forma di arte, poiché musei, teatri, stadi, mostre, cinema, concerti sono inibiti, riguarda tutti e riguarda soprattutto i nostri bambini e ragazzi, che a scuola hanno subito il blocco di gite e viaggi, hanno visto improvvisamente sospese tutte le iniziative culturali e ricreative. Già la scuola....l'istituzione che con l'arrivo della pandemia si è dimostrata in assoluto la più rigida e resistente al cambiamento, ripiegata esclusivamente sull'osservazione delle norme burocratiche ed incapace, nella quasi totalità dei casi, di sviluppare soluzioni alternative e innovative finalizzate a sostenere bambini e ragazzi nell'enorme perdita che stanno subendo in quest'epoca di guerra.
L'istituzione scuola, primaria e secondaria, è stata incapace di produrre pensiero e sviluppare una nuova cultura a seguito dell'esplosione di una guerra biologica; in un'epoca dove nulla sarà come prima, la scuola né accompagna e nè sostiene i nostri ragazzi e bambini al cambiamento necessario, venendo meno alle responsabilità etiche che invece le competono.
E' opportuno calibrare con maggiore equilibrio la gestione delle prime due priorità (emergenza sanitaria e ristoro economico) con gli effetti psicologici e l'impoverimento intellettuale, con l'obiettivo di evitare un "impoverimento sociale collettivo".
Aspettarsi sempre qualcosa da qualcun altro, (per es. chi ci governa), non è l'unica soluzione, ma possiamo anche incominciare da noi stessi.


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