Da circa vent'anni abbiamo una legge elettorale che da tutti, anche dall'estero, è stata etichettata con gli aggettivi più squallidi ed offensivi, ma, sempre in questi vent'anni nessuno è riuscita a cambiaria per incapacità, opportunismo, convenienza. Già solo questo dovrebbe indurre gli attori politici dell'ultimo ventennio al rigoroso silenzio riguardo a ciò che in questi giorni sta accadendo in merito alle manovre politiche per cambiarla questa legge. Il consueto paradosso italiano invece, oltre a privarci del silenzio, ci regala personaggi politici, inventati da Berlusconi e da questa legge, che intimano a Renzi di non incontrare Berlusconi e di non realizzare una nuova ipotesi di legge attraverso un'accordo parlamentare, dimenticano che una delle aberrazioni del porcellum fu proprio la sua realizzazione fatta con la sola maggioranza di quel tempo. Esistono parlamentari che mai avrebbero avuto capacità e potere per guadagnare le preferenze necessarie per arrivare in parlamento e che ora si sentono minacciati, perché, se il sistema cambia, devono tornare lavorare. Ci sono segretari di partito che si sentono minacciati da non poter più "nominare" in modo dittatoriale senatori e deputati, diventando quindi il loro datore di lavoro. Ci sono partitini (Casini, Monti, Alfano, LaRussa..ecc…ecc) che si sentono minacciati perché non avranno il potere di ricatto. Ci sono senatori che si sentono una stretta alla gola sapendo che il Senato diventerà solo consultivo e senza indennità.
Sono queste le ragioni dell'opposizione a Renzi. La resistenza al cambiamento con l'obiettivo di non rinunciare a privilegi e potere.
Da quando Renzi è diventato segretario il tema della legge elettorale è diventato centrale nell'agenda politica Italiana, interpretando in modo eccellente le richieste di cambiamento di chi l'ha votato. Il governo Letta in sei mesi non ha fatto nulla su questo tema, se non annunci giornalistici. Come può chi ha fatto l'accordo di governo con Forza Italia e Berlusconi, benedetto da Napolitano, minacciare Renzi, che si accorda con Forza Italia per le riforme, di far cadere quello stesso governo?
E' giusto che la maggioranza imponga ad un intero parlamento le riforme istituzionale? solo perché Alfano ha necessità di un legge elettorale di coalizione per non rischiare che il "Nuovo Centro Destra" non abbia nessuna visibilità politica? E' normale che bersaniani, dalemiani (quindi cuperliani), lettiani e tutti gli sconfitti alle primarie sostengano queste posizione invece di applaudire il cambiamento di Renzi? Chi critica Renzi è stato l'artefice principale della sconfitta della classe politica dell'ultimo ventennio e del successo di Grillo, che dipendono essenzialmente da due ragioni: incoerenza e promesse non mantenute.
Ma voi credete davvero che questo governo si dimetta solo perché si troverà una maggioranza sulla legge elettorale prima in parlamento e poi al governo? gli esempi della Cancellieri e della Degirolamo non lo fanno pensare….Alfano è andato via da Forza Italia pur di rimanere Ministro e Vicepremier.
Le riforme costituzionali devono passare prima dal parlamento, come insegna anche la storia, e poi dalla maggioranza, ed è questa la strategia che il PD, partito leader in Italia, ha il dovere e la responsabilità di perseguire.
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