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venerdì 12 aprile 2013

Pakistan: dialogo con i Talebani e rapporti con gli USA

Le forze politiche pakistane stanno facendo pressione sul governo affinché intavoli al più presto dialoghi di pace con i militanti talebani. L’obiettivo è contenere i loro violenti attacchi, che contribuiscono ad alimentare un clima di terrore e instabilità difficilmente sostenibile, soprattutto in un periodo di campagna elettorale. Un ambiente così ostile, in effetti, indebolisce ulteriormente le istituzioni civili, favorendo quelli che vengono considerati da tutti, analisti internazionali e locali, i veri detentori del potere, l’esercito e i servizi segreti. Sempre meno desiderabile appare dunque, per i partiti, la prospettiva di un’offensiva militare nel Waziristan settentrionale, il santuario degli estremisti lungo il confine con l’Afghanistan, che porterebbe inevitabilmente ad uno slittamento delle votazioni.
La posizione dell’opinione pubblica pakistana rispetto all’eventualità di giungere a un compromesso coi talebani non è unanime. Ciò che turba maggiormente è l’idea di negoziare una pace nell’ambito di una guerra non da tutti percepita come propria. Sentimenti antiamericani sono vivi nella popolazione, rinforzati dalle numerose morti di civili causate dagli attacchi di droni statunitensi.
La prospettiva di un miglioramento dei rapporti con il Pakistan, deterioratisi notevolmente negli ultimi anni, sarebbe funzionale agli interessi geostrategici statunitensi in Asia Meridionale. Il governo d’Islamabad sta in effetti consolidando dei rapporti con gli altri attori regionali, che vanno a contrastare con gli schemi tattici di Washington. L’annuncio ufficiale della ripresa dei lavori di costruzione del gasdotto tra Iràn e Pakistan ad esempio, deve aver turbato non poco gli Stati Uniti, preoccupati per il conseguente aumento dell’influenza iraniana nella regione. Washington, che con le sue pressioni ha impedito la partecipazione dell’India all’iniziativa, ha sempre ostacolato il progetto, colpevole oltretutto di indebolire i piani di realizzazione del gasdotto TAPI, controllato da investitori statunitensi, che dovrebbe attraversare Turkmenistan, Afghanistan, Pakistan e India. 
Recenti sviluppi fanno presagire un potenziamento del partenariato Cina-Russia-Pakistan-Iràn, scenario tutt’altro che auspicabile per gli Stati Uniti. Questi ultimi potrebbero tentare di indebolire l’asse, sfruttando la recente apertura al dialogo con gli estremisti del governo d’Islamabad per recuperare influenza coinvolgendolo nel processo di pacificazione dell’Afghanistan. Il rilancio dei rapporti tra i due Paesi è però tutt’altro che scontato, considerando la sfiducia manifesta che continua a caratterizzarli.

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