E' povero, economicamente più fragile e ora sta diventando anche drammaticamente vecchio. L' arrancare del Sud non è una novità, da sempre le regioni meridionali hanno una più bassa crescita e una minore occupazione rispetto al Nord. Ma nei prossimi anni il divario si aggraverà per via del fattore età. E' in arrivo un vero e proprio «tsunami demografico» avverte lo Svimez nel suo ultimo rapporto sullo stato del Mezzogiorno. Nel Sud la natalità è più bassa rispetto al resto del Paese e le opportunità offerte sono poca cosa, non attirano gli stranieri e non trattengono i giovani che dunque decidono di andarsene. Il risultato è che nei prossimi venti anni il Meridione perderà quasi un giovane su quattro, nel 2050 gli under trenta passeranno dagli attuali 7 milioni a meno di 5 e la quota di ultra 75enni arriverà al 18,4 per cento (ora è all' 8,3). Se questa è la prospettiva, chi penserà a rilanciare il territorio e a dargli ciò di cuia bisogno per crescere (settore innovativi, per esempio, come la geotermia)? Il recupero da fare è pesante e le previsioni sull' andamento del Pil per quest' anno lo dimostrano: nel 2011, secondo lo Svimez, il prodotto interno lordo dell' Italia aumenterà dello 0,6 per cento, ma la media del Centro Nord è più 0,8 e quella del Mezzogiorno più 0,1 appena. Praticamente l' economia - ovunque - è quasi ferma, ma l' industria del Sud «rischia l' estinzione». Dei 533 mila posti di lavoro persi negli anni bui 2008-2010, ben 281 mila fanno infatti riferimento al Meridione: in quelle regioni è presente meno del 30 per cento degli occupati italiani, eppure è lì che si è concentrato il 60 per cento della perdita dei posti generati dalla crisi. L' emergenza giovani è dirompente: nella fascia d' età che va dai 15 ai 34 anni lavora meno di un ragazzo su tre, meno di una su quattro se si parla di femmine. Guardando al tasso di disoccupazione generale, spiega il rapporto, e considerando oltre ai dati ufficiali anche la zona grigia della disoccupazione "implicita" (ovvero quelli che il posto non lo cercano più), nel Meridione si arriva al tasso record del 25,3 per cento. Neanche la fuga al Centro-Nord è più vista come un' àncora di salvezza, considerato che la crisi economica ha tagliato posti di lavoro in quella che era la destinazione preferita degli emigranti: la Lombardia.A creare un po' di occupazione nel Mezzogiorno sembra essere rimasta ormai solo l' agricoltura (più 2 per cento).
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